domenica 7 ottobre 2012

Economia ed etica. Un binomio per uscire dalla crisi.

Pubblichiamo di seguito un articolo appena inviatoci da un nuovo collaboratore del Movimento per il Socialismo Europeo, Valerio Morabito, del quale troverete la biografia al termine della pagina. Nel testo, si ripercorre il rapporto tra etica ed economia dall'antichità a oggi, presentando la necessità di mantenerle unite per garantire uno sviluppo equo e umano.
 

di Valerio Morabito*

La crisi economica che ha travolto gli Stati Uniti d’America e l’Europa, ha smascherato una parte del sistema capitalista che ha fatto del non rispetto delle regole una delle sue bandiere. Nei mercati finanziari mondiali pochi si sono arricchiti a danno di molti. La finanza creativa ha generato un benessere fittizio sfociato nella crisi dei mutui subprime, che per effetto della globalizzazione si è diffusa a macchia d’olio in tutto il mondo. In questa situazione sono diversi gli studiosi che stanno cercando di trovare una via d’uscita alla crisi economica e molti di loro hanno riscoperto una parola che le politiche liberiste avevano messo da parte: etica. Un termine, a mio modo di vedere, che deve camminare di pari passo con l’economia se si vuole uscire da questo tunnel.

Etica ed economia devono tornare a collaborare e a completarsi a vicenda. Non c’è niente di nuovo in questa ricetta. Occorre soltanto ricordare com’è nata l’economia e come, con il trascorrere dei secoli, la sua funzione è degenerata quando si è allontanata ed affrancata dalla filosofia e dall’etica. Gli esperti evidenziano tre fasi in questo rapporto: in una prima fase economia e filosofia sono intrecciate tra loro, in un secondo momento si distaccano, mentre nei primi del Novecento si riavvicinano in maniera equivoca.

L’economia esiste sulla faccia della terra da quando è comparso l’uomo. Questa disciplina si è palesata nel momento in cui si è stabilito il valore di scambio. È chiaro che l’economia nasce prima della filosofia, perché concerne la base della regolamentazione umana. Sin dalla sua nascita l’economia esiste per stemperare la ferocia tra gli uomini e quindi ha una base etica indiscutibile. L’autonomia dell’economia viene meno nel momento in cui nasce la filosofia, che pone sotto la sua protezione la disciplina economica. Da questo momento in poi i filosofi iniziano ad occuparsi di tematiche economiche: Platone le affronta in particolar modo nella Repubblica ed Aristotele è il primo a parlare di economia politica. Nell’Etica Nicomachea il filosofo di Stagira espone un discorso di economia monetaria, in cui sostiene che il valore della moneta è un’unità di misura al fine di scambiare le merci. Nell’antichità e nel Medioevo l’economia non si emancipa dalla filosofia. Nel Medioevo, età contemplativa per eccellenza, l’attività economica è legata a pratiche religiose e metafisiche.

Tutto cambia nell’epoca moderna con l’affermarsi del paradigma galileiano, che ribalta la supremazia della filosofia sulla scienza. È chiaro che il rapporto tra filosofia ed economia è destinato a mutare radicalmente. L’economia moderna è fortemente caratterizzata dalla visione di Thomas Hobbes e di Adam Smith. Quest’ultimo, che prima della cattedra a Glasgow in economia è stato titolare di cattedra in filosofia morale, sostiene che «il prezzo reale di una merce è uguale al lavoro svolto». È con Smith che l’economia diventa scienza autonoma ed è sempre il filosofo ed economista scozzese ad affermare, rifacendosi a Vico, che l’uomo è vizioso, però, per stare insieme con gli altri ha limitato la sua viziosità.

Nell’Ottocento Karl Marx espone al mondo le sue tesi rivoluzionarie e fa del legame tra filosofia ed economia un nesso inscindibile ed irrinunciabile. Tutta la visione economica del filosofo del comunismo si fonda su una base filosofica ed i costrutti umani si possono spiegare rifacendosi all’economia. L’intelligenza di Marx sta nel costruire una struttura economica su una tesi filosofica. Sempre in questo secolo l’onda lunga dell’Illuminismo genera il Positivismo, che è convinto di ottenere una verità oggettiva (mito dell’oggettività scientifica). Anche l’economia, che vuole essere scienza, cerca di riposizionarsi su questi binari e quindi l’allontanamento dalla filosofia è una logica conseguenza. Secondo Vilfredo Pareto lo scienziato economico deve fotografare la realtà in maniera oggettiva. L’economista viene paragonato al fisico e la sua parola d’ordine è la misurabilità. In questo momento storico l’economia si tramuta in una scienza che va al di là delle sue capacità, perché pretende di dire l’ultima parola sulla realtà. L’economia, privata della sua eticità, diviene arida. Uno dei primi studiosi ad accorgersi di tutto questo è Benedetto Croce, che sostiene come l’economia matematizzata non è una disciplina che riguarda l’uomo. L’economia è una forma dell’agire umano, per Croce, in cui il singolo è responsabile.

Nel Novecento il distacco tra economia e filosofia viene meno, ma come detto in precedenza è un legame equivoco. Gli economisti si rivolgono alla filosofia per trovare un aspetto metodologico e ci si rivolgerà in particolar modo alla filosofia della scienza. Karl Popper e Thomas Kuhn sono i due grandi mentori. Il merito del primo è di aver fatto argine contro l’induttivismo presente anche in economia, mentre il merito del secondo (che possiede una visione più realista rispetto a Popper) è di aver avviato una svolta storicista. In questo momento storico appare il paradigma della complessità, che mette in luce un elemento etico molto forte nell’economia, e riprende quella dimensione filosofica che si era persa dopo Adam Smith. Del resto un’economia fondata sul paradigma classico non può che essere astratta.

Grazie al paradigma scientifico della complessità, oggi la filosofia è tornata a caratterizzare l’economia. Un esempio lampante è rappresentato dal sistema della globalizzazione che caratterizza le nostre società. L’economia come attività a se stante ha fallito e l’etica deve tornare al centro del suo interesse. Amartya Sen, che ha fondato la sua teoria economia sull’etica, ha detto: «non è possibile una pura teoria economica senza un aspetto etico». Senza l’etica, aggiunge Sen, l’economia non da risposte concrete ai problemi di oggi.

Qui si è chiuso il cerchio. L’economia è tornata alla filosofia e adesso occorre recuperare l’aspetto etico del quale si era liberata. L’etica, oggi considerata la base da molte aziende che cercano il rilancio, è un elemento chiave per lasciarci alle spalle questa crisi economica. Tramite l’etica l’economia può diventare più umana e meno tecnica. Su una base etica possiamo costruire un’economia che guarda ai veri bisogni dei cittadini. Sul pilastro dell’etica le nostre aziende possono rilanciarsi nel mercato globale. Questa crisi economica può essere un’opportunità e può farci riscoprire l’importanza di una parola che durante l’epoca della technè è stata messa da parte.

* Valerio Morabito è nato a Brescia il 22-06-1985, ha vissuto a Messina fino alla laurea magistrale in Filosofia contemporanea conseguita presso l'Università degli studi di Messina. Sempre nelle città siciliana ha frequentato un Master in counseling filosofico e sviluppo etico delle risorse umane. Attualmente vive a Campobasso dove lavora come consulente filosofico presso il Liceo classico "Mario Pagano" ed è iscritto ai Giovani Democratici della sezione del capoluogo molisano.

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